Alfonso Bonavita

Alfonso Bonavita, ultimo di quattro figli, nasce nel 1962 ad Amantea, in provincia di Cosenza, un bellissimo paese arabo-bizantino sospeso sul mar Tirreno. Insieme alla madre e alle tre sorelle raggiunge nel 1963 il padre approdato da qualche anno nella periferia di Genova. Negli anni Settanta del boom economico la famiglia cambia abitazione: si trasferisce in un appartamento del centro di Sestri.

La sua passione per il disegno aumenta in maniera direttamente proporzionale al crescere della sua maturità; nel contempo anche la passione per il calcio e per la musica diventa sempre più forte. Nel 1975, dopo un provino sostenuto nel vivaio del Genoa, sarà scelto come miglior portiere della sua leva e aggregato alla squadra allievi – primavera. Grazie ad alcuni amici impara a conoscere la musica West Coast, il Jazz e comincia a prendere lezioni di chitarra folk. Nonostante la giovane età Bonavita partecipa con ragazzi più grandi a manifestazioni di sostegno al popolo argentino sottomesso al colpo di stato dei militari e al popolo cileno vittima del golpe di Augusto Pinochet; conosce direttamente il gruppo musicale Inti-llimani. Da quel momento in poi l’impegno civile sarà una costante della sua esistenza.

Nello stesso periodo collabora, in qualità di disegnatore e fumettista, con varie riviste sindacal. Frequenta, con sempre maggiore assiduità, un gruppo di artisti genovesi denominato “Le Prigioni”. Stringe amicizia con gli anziani pittori Fusi e Stasi visitandoli spesso nei loro studi. In occasione dei numerosi viaggi ad Amantea Alfonso ha modo di conoscere l’artista calabro-milanese Francesco Magli che lo avvia allo studio dei volumi e gli fa comprendere l’importanza delle masse in rapporto con lo spazio che le contengono e le circondano. Alterna il suo amore per l’arte con la passione musicale; di giorno fa il ritrattista, la sera il chitarrista. Nel 1986 riprova a entrare in Accademia e questa volta supera la prova.

Nel 1992 si laurea con una tesi su Ernst Gombrich intitolata “Il concetto di progresso nell’arte contemporanea”. Nel 1993 incontra il sociologo Armando Orsoni, responsabile della struttura responsabile della struttura comunale genovese socio-assistenziale “ Massoero”, con il quale intraprende una proficua collaborazione diretta al recupero dei ricoverati anche attraverso l’esercizio artistico; l’esperienza, all’interno della comunità di recupero, dura tre anni. In quell’occasione Alfonso realizza un ciclo di gigantesche pitture murarie nelle quali, con la partecipazione dei pazienti, rappresenta la caducità dell’esistenza, il sottilissimo confine tra il razionale e l’irrazionale, tra il bene e il male, tra l’ agiatezza e la povertà, tra l’ aggregazione e l’ emarginazione. Uscirà dall’intenso triennio un uomo diverso, un artista profondamente cambiato: da quell’avventura prendono forma e sostanza i temi e i protagonisti dell’attuale concezione dell’ arte di Bonavita.

Dal 1995 inizia a collaborare, con continuità, con alcune gallerie d’arte italiane. È vincitore di numerosi concorsi pubblici nazionali per i quali realizza grandi pitture parietali. La sua produzione oscilla tra la scultura e la pittura. Nel 2001 realizza per il Comune di Origgio (Varese) un monumento, in bronzo ed acciaio, “Utopia del volo” Nel 2002 crea l’installlazione “Relazioni (esodo)” presentata al MiArt. Nel 2003 riceve dal Comune di Lerici l’incarico di realizzare un’opera in bronzo per il premio internazionale letterario-scentifico “Castello di Lerici”. Dal 2005 al 2006 partecipa con il gruppo emiliano “Contro –E- Vento” alla promozione dell’energia eolica e fotovoltaica attraverso una serie di manifestazioni artistiche. Nel 2007 è invitato dalla Juventus a concepire un dipinto che celebra il 110° anniversario della sua fondazione al Palazzo Bricherasio di Torino. Nel 2008 crea “La caduta nel tempo”, una scultura in bronzo, acciaio, e luce per la manifestazione di Torino “Luci d’artista”.