Mario Schifano Al Hums, 1934 - Roma, 1998.

Nacque nella Libia italiana dove il padre, impiegato del ministero della Pubblica Istruzione, era stato trasferito. Dopo la fine della guerra tornò a Roma. Si avvicinò all'arte seguendo il padre che lavorava al museo etrusco di Villa Giulia. Insieme a Franco Angeli e Tano Festa rappresentò un punto fondamentale dell'arte contemporanea italiana ed europea; restano memorabili le sue esibizioni tra centinaia di allievi e appassionati con la creazione di dipinti di enormi dimensioni realizzati con smalti e acrilici. Molti dei suoi lavori, i cosiddetti "monocromi", presentano solamente uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela. L'influenza di Jasper Johns si manifestava nell'impiego di numeri o lettere isolate dell'alfabeto, ma nel modo di dipingere di Schifano possono essere rintracciate analogie con il lavoro di Robert Rauschenberg. In un quadro del 1960 si legge la parola "no" dipinta con sgocciolature di colore in grandi lettere maiuscole, come in un graffito murale. Tra le opere più importanti vanno ricordate le serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca-Cola ed Esso), alle biciclette, ai fiori e alla natura in genere (tra le serie più famose troviamo i "Paesaggi anemici", le "Vedute interrotte", "L'albero della vita", "estinti" e i "Campi di grano"). Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, fu tra i primi ad usare il computer per creare opere e riuscì a elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le "tele computerizzate"). La prolificità dell'autore e l'apparente semplicità delle sue opere hanno portato alla diffusione di un grande numero di falsi, soprattutto dopo la sua scomparsa. L'ultimo periodo di produzione di Schifano è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente "pittorici". Vicino alla cultura pop e all'ambiente musicale beat collaborò con un complesso, Le Stelle di Mario Schifano, che incise un album alla fine del 1967, con una copertina disegnata da lui stesso. Disegnò inoltre copertine per altri gruppi italiani, come l'Equipe 84. Nel 1971 realizzò un film documentario dal titolo Umano non umano[1], a cui collaborarono Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov, Keith Richards. Per affinità con le tendenze culturali di cui sopra negli anni '80 entrò in contatto con il gruppo di creativi (illustratori, scrittori, fumettisti, reporter) della rivista Frigidaire (Stefano Tamburini, Vincenzo Sparagna, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Filippo Scòzzari). Appassionato di ciclismo, ha disegnato per due volte la maglia rosa. Nel Museo d'arte moderna di Gibellina, in provincia di Trapani è conservato il "Ciclo della natura", dieci grandi tele donate al paese del Belice nel 1984. Morì a 64 anni a causa di un infarto.